Resi… che???

Ieri ero a Venezia su un mezzo di trasporto pubblico, assorto ad ascoltare un podcast quando con la coda dell’occhio noto un tassista fermo, girato ed intento ad usare il cellulare per fare una foto (non è comune nella mia città che un tassista scatti una foto al panorama), perciò mi sono subito incuriosito e ho direzionato lo sguardo verso dove il tassista aveva puntato il cellulare e 2 secondi dopo passano con un rombo le Frecce tricolori tagliando il cielo sopra al canale della Giudecca lasciando una scia rossa, bianca e verde.

Con una virata stretta, tornano indietro passandoci sopra alla testa e li perdo di vista dietro ai palazzi della Fondamenta delle Zattere.

Dissolto il rombo degli aerei sento per caso il dialogo tra i 2 viaggiatori dietro di me. Il tema è la resilienza, concetto talmente di moda che è finito persino nel Recovery plan di Draghi.

In dialetto veneziano discutono fervidamente come oggigiorno serva più resilienza e giù a parlare di come serva essere in grado di piegarsi, ma di non spezzarsi.

Ascoltando questo discorso, la parte di me che era un ingegnere si rivolta nella tomba, vorrei girarmi e puntualizzare che la resilienza è la proprietà dei materiali di assorbire urti senza rompersi, mentre la capacità di piegarsi senza spezzarsi, se si ritorna nella stato iniziale chiamasi elasticità, se invece si deforma permanentemente chiamasi plasticità.

A parte queste puntualizzazioni da scienzati dei materiali, ammettendo che (come ho sentito dai loro discorsi) intendessero con resilienza la capacità di assorbire le mazzate che la vita ci riserva, penso che sia una qualità utile, ma che NON sia sufficiente.

Di per sè essere molto resiliente implica che sei bravo ad incassare, come uno di quei pugili sovrappeso, che non ce l’hanno fatta a fare il salto di qualità per passare al professionismo: sono dei ottimi incassatori, vengono utilizzati un sacco per fare gli sparring partner (la carne da macello) negli allenamenti dei professionisti, ma non sono in grado di evitare i colpi e a sua volta di sferrare un attacco, che stenda l’avversario.

Quello che ho notato nella mia esperienza lavorativa (sono nel settore automotive da 13 anni) è che i cambiamenti del mercato si sono fatti sempre più veloci e quindi come Muhammed Ali era in grado di scansare i colpi degli avversari osservando da come essi posizionavano il piede, perchè in questo modo capiva da dove sarebbe partito il movimento e di conseguenza con quale pugno avrebbero attaccato, oppure come il tennista Andrè Agassi prevedeva dove l’avversario storico Boris Becker avrebbe servito la palla dal movimento della lingua del tedesco (un attimo primo che battesse il servizio), NON basta che io sia un buon incassatore di colpi per essere tra i migliori e per essere ancora “nel giro” fra 10 anni.

Voglio perciò anche essere in grado di percepire i segnali deboli esterni ed interni (intendo quelli del mio corpo, che purtroppo ho imparato ad ignorare in anni e anni di fuga dalle mie emozioni), per capire cosa stia succedendo PRIMA che sia troppo tardi e una mazzata enorme mi colpisca. E quando noto questi segnali, voglio essere in grado di adattarmi velocemente alla nuova realtà che si sta creando.

Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamentoCharles Darwin   Condividilo su

La realtà è cambiata e nonostante senta continuamente persone che vorrebbero che si tornasse alla “normalità”, presupponendo che tutto torni come prima (magari semplicemente con una puntura su un braccio), la realtà è più complessa e il “prima” non tornerà: perfino nelle squadre di calcio che vincono gli scudetti non tornerà la normalità di una volta. Quando seguivo ancora il calcio (prima di dedicarmi esclusivamente alla vela) spopolava la Juventus di Boniek e Platini: erano ammessi solo DUE stranieri per squadra. L’Inter (ma non solo lei) che ha appena vinto lo scudetto ha malapena 2 – 3 italiani tra i titolari (e non si tornerà di certo a giocare con massimo 2 stranieri… )

Quali sono i segnali deboli nel tuo settore o anche nel piccolo dell’azienda in cui lavori che ti stanno già dando un’indicazione su cosa sta per succedere ?

Quali segnali ti sta mandando il tuo corpo (e che forse stai ignorando) ?

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