Il mio nome è Alexander Reif e lavoro nel settore automotive dal 2008. Un settore in continua evoluzione e con degli standard qualitativi e di sicurezza molto elevati, secondi soltanto al settore aerospaziale e a quello medicale. Basta che pensi quanto le automobili di oggi sono più comode (minor rumore, sedili riscaldabili e regolabili in modo tale che tu possa appoggiare bene la schiena e rilassarla), sicure (airbags, frenate assistite, sensori di parcheggio, sensori per l’angolo morto, distanza etc) e dotate di molti più optionals rispetto a quelle di 14 anni fa.

In questi anni ho fatto un pò di carriera passando da capo di un reparto di 112 persone a direttore di produzione dell’intero stabilimento, fino ad essere il responsabile del processo di fusione per tutti gli 11 stabilimenti sparsi per il mondo.

Non era malaccio: pian piano ho creato un contesto alle MIE condizioni in cui ho messo al primo posto le cose che sono importanti per me: tempo per mia figlia, la flessibilità di poter cavalcare le onde con il mio surf quando arrivano le onde dalle mie parti, fare ciò che mi piace di più cioè consulenza e formazione. Per ottenere questo ho imparato a delegare le attività che non volevo al centro della mia esperienza lavorativa e a dedicarmi più alle gestione e crescita del mio team, oltre che a immaginare e pianificare strategie per lo sviluppo degli stabilimenti. Questo mi ha permesso anche ad avere maggiore flessibilità ed autonomia nella gestione del mio orario. Potevo accompagnare a scuola mia figlia ogni mattina e in questi percorsi abbiamo legato tantissimo, tanto che lei, ancora oggi (pur essendo ora adolescente), lo apprezza. Motivo per cui spesso continua a chiedermi di accompagnarla.

Non era solo quello, ma avevo iniziato anche a guadagnare qualche soldino in più da investire in ciò che mi piace fare: viaggiare, fare delle esperienze con la mia famiglia (tipo portare mia figlia al Teatro alla Scala a vedere i suoi idoli) e partecipare al tipo di corsi che piacciono tanto a me.

Ma ad essere onesto, sotto sotto c’era anche una sensazione di insoddisfazione, come il rumore di un condizionatore in una notte d’estate. A livello fisico me ne rendevo conto perchè sentivo i muscoli del collo contratti fino alle spalle. Nei momenti più acuti culminava in una specie di scossa nell’avambraccio.

Nel 2020 mi sono rivolto ad una persona che guida le persone a performare al loro meglio. La cosa che mi ha sorpreso da subito è che NON siamo finiti a lavorare sui miei difetti e sulle aree in cui ero più carente (sai quanti corsi di formazione in azienda e piani d’azione su quei punti avevo già dovuto fare ?), ma piano piano ha fatto emergere chi sono veramente e come sono quando sono al meglio.

Direi che i concetti chiave siano stati “tirare via strati” (come si fa su una barca di legno quando le si vuole ridare il vecchio splendore e con la carta abrasiva si rimuovono i vecchi strati di vernice e si fa tornare alla luce il legno sottostante) e tornare a sentire con tutto il mio corpo, invece di correggere ciò che non funzionava e pensare soltanto con la testa.

Prima di iniziare questo percorso, mi immaginavo un cambiamento lineare. In realtà – mi viene da sorridere ora a raccontarlo – mi sembrava che non succedesse niente, ma qualche settimana fa mi sono girato indietro per guardare la strada percorsa e mi sono accorto che la mia postura è cambiata, il collo e le spalle non sono più contratte. Mi muovo in modo fluido attraverso il mondo.

Pensa che recentemente ho acquistato uno skateboard di quelli lunghi un metro (vengono chiamati appunto “longboards“) e alla prima lezione ero riuscito già a fare curve strette in tutti e due le direzioni. La stessa fluidità e capacità di rimanere centrato in situazioni difficili l’ho integrata anche nel lavoro, tanto che sono riuscito a far crescere il mio team e insieme stiamo sviluppando una nuova tecnologia produttiva.

Un’altra cosa che mi ha colpito è che persone di altre funzioni aziendali con cui ho contatti di lavoro, nell’ultimo anno e mezzo hanno iniziato a chiedermi consigli. La cosa interessante è che noto che continuano a tornare da me: ottengono risultati migliori e vedo che sono più soddisfatte.

La tua vita è come un racconto, editala spesso e fallo beneEsther Perell Condividilo su

Sin dalla prima volta che ho sentito questa frase di Esther Perell, di cui mi affascina l’intelligenza e l’energia che emana, mi sono chiesto “OK bello, MA come cavolo si fa ???

Ecco, ho imparato 2 cose: cosa voglio veramente e come editare il mio racconto e vivere una vita che IO ritengo valga la pena essere vissuta.

E le persone ora vengono da me fondamentalmente per 2 motivi:

  1. quando non sanno cosa vogliono
  2. quando sanno ciò che vogliono, ma non sanno come raggiungerlo, perchè si sentono bloccate.

Se questa cosa ti risuona, e mi vuoi ingaggiare per un pezzo di lavoro con te, contattami.


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