Il diavolo è nei dettagli

Lo sapevi che la parola diavolo deriva dal greco diàbolos, che significa ingannatore, accusatore, separatore ?

Inizialmente aveva l’accezione di colui che separare l’uomo da dio, a me piace pensare che separa la causa dall’effetto, quindi che separa il singolo pezzo dall’intera complessità.

Come avrai letto nel mio precedente post, durante l’ultima vacanza mi sono dedicato intensivamente ad imparare a cavalcare le onde con una tavola da surf e ciò che ho scoperto in ore passate ammollo in acqua a fare ruzzoloni e a stancarmi nel pagaiare con le braccia alla caccia delle onde è che ci sono piccoli dettagli che fanno una grande differenza:

  • L’angolo con il quale partire. Ricordo distintamente il giorno in cui continuavo ad ostinarmi a partire dando un angolo verso sinistra (e continuavo a cadere poco dopo aver preso l’onda), fino al momento in cui per sbaglio ho preso un’onda verso destra e l’ho cavalcata tutta 😊
     
  • La zona da cui partire. Le onde arrivano dal largo avendo una forma più bassa e lunga, quando vicino a riva incontrano un fondale più basso, l’onda improvvisamente cresce di altezza e può iniziare anche a rompersi (fare la cresta bianca). A seconda da dove arrivano le onde, come è messa la marea (più alta o più bassa) e dove sono posizionate le secche di acqua bassa, bisogna scegliere il punto dove piazzarsi per prendere le onde. Esso può essere più fuori, più vicino, più a sinistra o più a destra. Hai solo 2 modi per capire quale è il punto migliore: provando o guardando cosa fanno gli altri e che risultati ottengono.
     
  • La posizione del peso sulla tavola. Se il peso è troppo avanti la punta della tavola finisce sotto acqua e così mi sono cappottato un bel pò di volte. E tenere il peso indietro, evita sì i ruzzoloni, ma impedisce di prendere l’onda, perchè in questo modo la tavola viene frenata. Trovare la posizione corretta del peso non è facile, perchè dipende dalla forma e dimensiona dell’onda.
     
  • Il momento in cui alzarsi in piedi. Dopo diversi giorni di pratica ho scoperto che in realtà per prendere più onde non dovevo pagaiare a lungo come un forsennato (una cosa che mi stanca tantissimo), ma invece alzarmi il prima possibile e spostare il peso in avanti sulla tavola (come facevo quando planavo con la barca a vela).
     
  • La direzione dello sguardo. Un errore che ho fatto a lungo è stato quello di non alzare lo sguardo dalla punta della tavola e dirigerlo nella direzione in cui voglio portarla, cioè dove voglio arrivare (e sì che sullo skateboard l’ho imparato e lo metto in pratica, ma – come mi ripete spesso il mio mentore – l’abilità è contestuale)

Conosci i tuoi limiti

Mi piacciono le tavole in vetro resina, alcune sono veramente fighissime, ma la realtà è che non ho ancora la struttura, nè delle spalle, nè delle braccia che mi permettano una propulsione veloce nel momento di prendere l’onda, quindi una tavola voluminosa (anche se soltanto della Decathlon) è la tavola giusta per me in questo momento. 

Quando progredirò potrò fare l’upgrade.

Inoltre so di non avere il fiato e le spalle e braccia per pagaiare a lungo, per questo motivo, dopo aver surfato un’onda, per tornare al largo molto spesso camminavo, anzichè pagaiare disteso sulla tavola (questo funziona soltanto fintanto che pratico in zone sabbiose come il Lido di Venezia e quando la marea è bassa).

Un’altra strategia che ho adottato è quella che ho soprannominato la “partenza da in piedi“. Una tattica poco ortodossa (gli avi del surf hawaiiani probabilmente si staranno rivoltando nella tomba) con cui, anzichè aspettare l’arrivo di un’onda surfabile seduto a cavalcioni sul surf, stavo in piedi nell’acqua che mi arrivava fino al petto e al momento dell’arrivo di un’onda, mi davo una spinta in avanti e mi buttavo di pancia sulla tavola per dare alcune bracciate ed alzarmi in piedi. 

Anche questa strategia mi permetteva di risparmiare forze nelle braccia e poterla usare tutta nel momento di prendere le onde.

Infine mi sono tornati utili anche gli anni di esperienza accumulati da velista agonista: il mare, il vento e le onde le ho guardate e studiate tantissimo in quegli anni. 

Uno dei vantaggi di non essere più giovanissimo è quello di saper gestire un pò meglio le mie energie e di capire quando e dove valga la pena di investirle.

Il risultato è stato che non avevo uno stile ortodosso (vedi la mia partenza da in piedi 🙂 ), non ero il più bravo una volta presa l’onda, ma io ho preso più onde degli altri. 😊
 

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