Frequenza batte intensità

Mi trovo al mare e sono 10 giorni di fila che ho la fortuna di poter uscire con la tavola in mare al Lido di Venezia e cavalcare delle onde con la mia tavola da surf.

Sebbene in questa mail (e forse qualcuna di seguito) parli del surf, le stesse considerazioni si possono fare per qualsiasi altra abilità, come a titolo di esempio: gestire un business, condurre a termine un progetto, creare la relazione che si desidera, imparare una lingua, quello che vuoi tu…

L’estate scorsa, proprio in mezzo alle mie 2 settimane di vacanza una sera ho deciso che il bodyboard (la tavoletta corta che si mette sotto alla pancia per cavalcare le onde), non mi bastava più e che volevo prendere un longboard, cioè una tavola su cui stare in piedi mentre cavalco le onde. Ho passato buona parte della notte a vagliare diverse soluzioni su come riuscire a portare una tavola lunga 2 metri sui mezzi pubblici (autobus e motoscafo, visto che mi trovavo sull’isola del Lido di Venezia). Alla fine mi sono dovuto rassegnare all’idea che dovevo metterla dentro l’auto e che quindi dovevo raggiungere la terraferma con il traghetto.

Quell’estate in 3 giornate di onde sarò riuscito a prendere al massimo 10 onde ed ogni volta era la tavola che portava me (e non io che portavo la tavola dove volevo io… )

Per questo motivo questo inverno, quando ero al parco con i miei pattini a rotelle e ho visto sfrecciare accanto a me un ragazzo con uno skateboard stranamente lungo (non ne avevo mai visti di lunghi oltre un metro) e che ondeggiava a fare delle curve (scoprii in seguito che si usa dire “carvare“) proprio come si fa con la tavola da surf cavalcando le onde, mi è caduta la mascella e ho capito istantaneamente che ne volevo uno per praticare sul cemento per essere più pronto quando avrei avuto di nuovo la possibilità di cavalcare un’onda in mare.

Fu così che mi comprai uno skateboard longboard.

Ma anche anche questo tipo di allenamento mi era troppo rado, perciò mi sono costruito con un semplice rullo di cartone e un pezzo di legno una balance board con cui in casa, ogni volta che ci passo davanti (o quando in smart working ci sono delle riunioni pallosissime) ci salto sopra ed alleno per qualche minuto il mio equilibrio.

Io vado al mare al Lido di Venezia, che non è propriamente la meta di tutti i surfisti del mondo: qui è rado che ci siano delle onde cavalcabili, ma questa estate sono stato molto fortunato e sono 10 giorni di seguito che riesco ad uscire in mare: non importa a che ora c’è il picco delle onde (sono uscito anche alle 7 di mattina), quanto piccole fossero le onde (ho praticato anche 40 cm di onda), che ci fossero onde incrociate che arrivavano da 2 direzioni e che non ci capissi niente.

Delle onde, come del maiale, non si butta via niente: ogni onda va surfata, nessuna condizione è non adatta, tanto la realtà è sempre più complessa di quanto te la immagini.

Struttura e funzione


Ciò che ho scoperto molto velocemente, cioè il secondo giorno che tra l’altro è stato anche uno dei giorni con le onde più grosse, è che oltre a mancarmi il senso di equilibrio (motivo per cui vale la pena di praticare anche nelle giornate con le ondine da 40 cm) è che non ho ancora la struttura fisica per surfare a lungo. Mi manca la forza nelle spalle e nelle braccia per pagaiare a lungo (ogni volta che cavalchi un’onda devi tornare indietro disteso sulla tavola a sbracciarti incontro alle altre onde che stanno arrivando…), non ho la forza nella schiena per inarcarla e tenere così a lungo la testa sollevata, mentre mi sbraccio disteso di pancia sulla tavola. Dopo aver preso tante onde, mi sono reso conto che non avevo più la stessa reattività nemmeno a spingermi sulle braccia per alzarmi in piedi…

Saper surfare, ma non avere la struttura per poterlo fare è inutile, perciò delle onde non ho buttato via niente e sono andato in acqua ogni volta c’era un minimo di onda e ci sono rimasto fintanto che non si sono calmate.

Vale TUTTO ciò che funziona

La mia longboard Decathlon
La mia longboard Decathlon

La mia tavola è della Decathlon ed è in schiuma espansa, i pochi surfisti che c’erano erano esperti e loro avevano delle tavole “serie” in vetroresina, con dei design fighissimi, ma più corte e con volumi più piccoli, cioè adatte ad onde più grandi.

Come ti ho detto non ho ancora la forza per pagaiare con le braccia a lungo, per questo motivo ho adottato 2 escamotage:

  1. dopo aver surfato un’onda,  molte volte per tornare al punto di partenza, gran parte del tragitto lo facevo camminando (il fondale era sabbioso e basso) accompagnando la tavola con le braccia
  2. ho adottato una “partenza da in piedi”. In pratica, invece di stare seduto a cavalcioni sulla tavola per aspettare l’onda da cavalcare, io me ne stavo in piedi in acqua con l’acqua fino al petto e al momento dell’arrivo dell’onda, mi davo uno slancio e saltavo di petto sulla tavola. Specialmente con onda piccola, questo slancio era più efficace del classico sbracciarsi distesi sulla tavola

Il risultato è che ho ricevuto qualche sguardo di disprezzo e commiserazione, MA io ho preso più onde di chiunque altro, sia perchè la mia tavola galleggiava meglio, sia perchè mi davo lo slancio, sia perchè sono stato in acqua più ore di tutti ! 😀

Chi se ne frega cosa pensano i puristi.

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