La bussola interna

Paolo (nome fittizio per preservare l’anonimato) è un giovane ingegnere di 35 anni, sposato e molto bravo in complesse simulazioni al computer.

Quando abbiamo iniziato a fare un lavoro “1 a 1” per accedere alla sua posizione generativa, cioè come è quando è al meglio, abbiamo fatto un lavoro sul sentire il proprio corpo. Attenzione, NON sto parlando di identificare le emozioni che prova, ma proprio le sensazioni corporee (tensione, caldo, freddo, etc).

E’ pazzesco quanto, quando siamo in uno stato inibitorio, cioè quando abbiamo l’attenzione sul problema, quanto letteralmente cancelliamo le nostre percezioni corporee. E sia chiaro: lo facciamo TUTTI, quando siamo in inibitorio, perchè siamo letteralmente “cablati” così a livello neurologico.

Il guaio è che fintanto che non riacquistiamo la capacità di sentire, NON abbiamo accesso alla nostra “bussola interna”.

La vita, quando sentiamo con il nostro corpo, paradossalmente diventa molto semplice. Condividilo su

bussola interna

TUTTI noi quando siamo nati ed eravamo bambini vivevamo seguendo questa bussola interna, che ci portava ad avvicinarci al piacere (la tetta della mamma, il tepore, un profumo piacevole) e ci faceva allontanare dal dolore (una barba pungente, un cibo che non ci piace, il freddo etc).

La vita, quando sentiamo con il nostro corpo, paradossalmente diventa molto semplice.

Il guaio è che fintanto che non riacquistiamo la capacità di sentire, NON abbiamo accesso alla nostra “bussola interna”. Condividilo su

Paolo quando ha iniziato a sentire di nuovo alcune cose ha fatto ciò che fanno quasi tutti quelli che passano attraverso questo processo: ha iniziato a fuggire. Il suo cervello limbico, quella parte del cervello adibita alla tua sopravvivenza, che ha come unico scopo quello di farti svegliare un giorno in più, si è attivato ed ha iniziato a segnalare: “NON toccarre questa cosa ! NON toccare questa cosa ! Sei sopravvissuto fino ad oggi, perchè adesso vuoi cambiare delle cose ?

Paolo si è fidato di me e del processo e pian piano ha ri-iniziato a fare cose che gli danno piacere (come andare a correre con i go kart).

L’altro giorno mi ha chiamato tutto emozionato per raccontarmi, che – nonostante non stesse cercando attivamente un nuovo lavoro – è stato contattato da un’azienda che gli ha proposto un’esperienza che gli piace ancora di più dell’attuale.

Quando gli ho chiesto come avesse fatto a decidere tra il vecchio e il nuovo lavoro, mi ha risposto che prima (da buon ingegnere) ha fatto tutta una valutazione dei pro e dei contro, ma la certezza su cosa fare l’ha avuta in un preciso momento e non è stato qualcosa di mentale, ma qualcosa che ha sentito nel corpo. Da lì, con questa chiarezza su cosa vuole, i passo successivi (dare le dimissioni etc) sono state delle mere formalità.

P.S: Vuoi sapere di più sul lavoro “1 a 1” oppure hai già deciso di fare la pre-sessione con me ? 

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